Pandemia e salute mentale

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Gli ultimi due anni, caratterizzati dalla pandemia del Covid-19, sono stati davvero molto difficili. Tra chi si è ammalato, chi ha perso un parente, chi non ha potuto per lungo tempo andare a scuola o al lavoro, la salute mentale ne ha risentito tanto quanto la salute fisica.

Per quanto sia ancora fondamentale rispettare le misure di sicurezza per evitare il contagio, è necessario anche pensare alla nostra salute mentale, e a come prendercene cura per evitare di avere ripercussioni ancora più gravi.

I problemi emersi

Diversi studi hanno confermato quello che molte persone già immaginavano dall’esperienza propria o di amici e familiari: l’epidemia da Covid-19 e le conseguenti restrizioni hanno avuto un impatto molto forte sulla salute mentale, in qualsiasi età. Infatti, se gli adulti hanno riportato litigi più frequenti con il partner, fino alla rottura della relazione, o problematiche lavorative, un numero enorme di studenti ha riportato un calo drastico della concentrazione durante lo studio, con un conseguente calo del rendimento scolastico.

Per i più giovani, la mancata socializzazione data dalla scuola ha acuito in maniera preoccupante i problemi di ansia, depressione e disturbi alimentari, specie negli adolescenti, fascia d’età già predisposta all’insorgere di determinate problematiche.

Molte persone in questi ultimi tempi si sono trovate a contattare uno psicologo per chiedere una consulenza e iniziare eventualmente un percorso di psicoterapia. I sintomi riferiti più spesso sono quelli relativi alla sfera dei disturbi di ansia e di attacchi di panico, mentre sono aumentate anche le diagnosi di disturbo post traumatico da stress e la comparsa di sintomi ossessivo compulsivi definiti come debilitanti dal paziente.

Allo stesso tempo, è aumentato anche l’utilizzo di farmaci ansiolitici e antidepressivi, mentre chi già era in cura con questo tipo di medicinali prima della pandemia in molti casi si è trovato ad aumentarne il dosaggio.

Come rispondere a questi problemi?

La crescita di disturbi di salute mentale ha messo in allarme gli psicologi italiani, che hanno espresso la necessità di un piano nazionale che permetta ai cittadini l’accesso a cure psicologiche ed una maggiore consapevolezza dell’importanza di prendersi cura della propria salute mentale.

Il problema sembra essere il servizio sanitario nazionale, che manca di un programma che garantisca un accesso alla terapia psicologica a tutti quei soggetti a rischio, come gli adolescenti e i giovani, e a tutti coloro che non possano economicamente permettersi di curarsi in regime privato. Parallelamente, il servizio sanitario nazionale possiede solo una minima parte degli psicologi abilitati, che per la maggior parte opera in regime privato, trovandosi così a fronteggiare le richieste dei cittadini con risorse esigue.

Allo stesso tempo, i professionisti delle cure psicologiche hanno denunciato la scarsità di fondi destinati alla salute mentale sul totale delle spese sanitarie del Paese, con importanti disuguaglianze territoriali.

La politica sembra aver accolto le denunce degli psicologi italiani, impegnandosi con la mozione firmata dall’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ad implementare un piano nazionale per la salute mentale, che garantisca a tutti la possibilità di accedere a cure psicologiche e psichiatriche, oltre alla creazione di sportelli dedicati a tutti coloro abbiano riscontrato problemi di salute mentale causati dalla pandemia. In questo senso, il piano prevede anche dieci sedute di psicoterapia per i giovanissimi che abbiano riscontrato problematiche psicologiche durante la pandemia.

L’impegno coinvolge anche la sfera finanziaria: infatti questo piano richiede un finanziamento adeguato del fondo sanitario, in maniera tale da potersi dotare degli spazi e soprattutto degli operatori necessari. Inoltre, questo finanziamento andrà distribuito nel Paese in maniera adeguata, facendo sì che non ci siano discrepanze territoriali evidenti e un servizio di così vitale importanza sia garantito a macchia d’olio.